La tecnica di Davide Rivalta si può definire come "impressionismo scultoreo".
Le sculture riproducono i felini fotografati dall'artista al Centro di Tutela e Recupero della Fauna Selvatica del Monte Adone, in provincia di Bologna, sua città d'origine. A partire dal disegno che segue la fotografia, le due opere di Rivalta presenti nel parco sono fusioni in bronzo a grandezza reale di grande perizia artistica e collocate in uno dei luoghi di maggior valore paesaggistico e panoramico danno il nome al vasto prato che dominano: il prato dei Leoni di Rivalta.
Come nel celebre impressionismo pittorico francese del '800 la forza espressiva di un'immagine viene resa dalla sapiente tecnica dell'artista che ricerca non l'esattezza naturalistica, bensì una trasposizione dell'impressione prima che caratterizza il nostro sguardo sul mondo. Il risultato, che riporta tutti i gesti sull'argilla manipolata in origine, sin nelle singole impronte della mano, così come i segni delle successive fasi della fusione, trasfonde l'espressione dell'animale nella statua come dal vero e riesce così a invitare lo spettatore ad una relazione vitale con l'opera.
Nel contesto espositivo del parco i Leoni quindi più che essere semplicemente collocati in un tipico terrazzamento di vetta in Langa, paiono abitare davvero il luogo, come fosse scelto da autentici animali selvatici.
E' attraverso i linguaggi della scultura, della pittura e del disegno che Salvatore Astore, a partire dagli anni '80, si affaccia all'interno del panorama artistico italiano e internazionale, muovendo attorno ai concetti di forma, spazio, tempo e materia. Sutura e Forma è una elaborazione della serie di installazioni Calotte, suo personale percorso artistico sperimentale di verità essenziali della struttura e del pensiero. Per giungere al risultato di minimalismo organico con cui domina lo spazio e cattura la luce e il calore compie un'opera di chirurgia anatomica realizzando un "frankenstein" di concezione metafisica. Una forma che si esprime pienamente solo se le immagini vengono suturate come su un corpo umano secondo una visione antropocentrica della relazione tra il pensiero e l'ambiente. Un faro di lastre d'acciaio solcato dalle cicatrici della volontà e della tecnica, totem delle infinite possibilità di ricerca della perfezione, un insieme unico che trasforma il miraggio dello sguardo con la forza della propria presenza.